Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/136

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VR1MO ’Jl) parentela. Or in questa egli lo esalta con somme lodi, dicendo che Boezio avea in sè unita l’eloquenza di Demostene e di Cicerone; che da’ migliori autori così greci come latini avea raccolto ciò che in essi era di più pregevole; e che nel voler imitare l’eloquenza degli antichi oratori giungeva a superarla. Ma assai maggiori sono le lodi di cui il veggiamo onorato in una lettera scrittagli da Cassiodoro a nome di Teodorico (l. 1 Var. ep. 45). Questi era stato richiesto dal re di Borgogna, perchè gli trasmettesse due oriuoli, solare l’uno, l’altro ad acqua, somiglianti a quelli cui già avea veduti in Roma (ib. ep. 46). Or Boezio era anche in tai lavorj perito assai; e a lui perciò ne fu da Teodorico addossato il pensiero. E in questa occasione entrando nelle lodi di questo grand’uomo, e tu, gli dice, per tal maniera anche da lungi hai penetrato nelle scuole degli Ateniesi, e così hai saputo unire il filosofico pallio alla toga, che hai rendute romane le opinioni de’ Greci. Le quali parole sono state non bene intese da alcuni, ed anche dal Muratori (ad an. 510), come se indicassero che Boezio fosse stato in Atene, mentre Teodorico vuol qui accennare soltanto lo studio della greca filosofia; e perciò dice che benchè stesse lontano, pur avea penetrato nelle scuole ateniesi; Atheniensum scholas longe positus introisti. Nè altro fondamento vi è a credere ch’ei viaggiasse in Grecia , se non un passo del Libro de Disciplina sc/uilarium da alcuni a lui già attribuito, ma che da tutti si conosce ora per supposto, e che si crede essere di Tommaso Canfiprate.se