Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/140

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PRIMO ry ancora che il difendeva. Ma il re che tendeva insidie ai Romani, e cercava pretesto di ucciderli, ebbe più fede a’ falsi testimonj che ai senatori. Allora Albino e Boezio furon condotti prigioni presso al battistero della chiesa, e il re, chiamato a sè Eusebio prefetto di Pavia, senza udire Boezio, il condannò. Mandò quindi a Calvenzano, ov egli era tenuto prigione, e il fé’uccidere: e Boezio tormentato per lunghissimo tempo con una fune strettagli alla fronte per tal maniera che gli crepavan gli occhi, finalmente dopo varj tormenti con un bastone fu ucciso. Così raccontan la morte di Boezio questi due scrittori i più antichi di quanti si posson allegare, e vissuti l’uno al tempo medesimo, l’altro assai poco dopo. Se altri posteriori scrittori han narrata la cosa diversamente, le leggi di buona critica non ci permettono di dar loro fede, se essi non ci producono qualche autorevole monumento della contraria loro opinione. Ora essi non ne producono alcuno3 anzi le tenebre e l’ignoranza de’ secoli susseguenti sono a noi troppo forte motivo perchè non dobbiam prestar fede a’ loro racconti. E molto più che Boezio stesso così parla dell’avversa sua sorte che conferma insieme e rischiara ciò che dagli allegati scrittori abbiam veduto affermarsi. Perciocché dopo aver detto (De Cons. l. 1, par. 4) ch’egli per la difesa dell’equità avea incontrata la inimicizia e l’odio de’ cittadini malvagi 5 che si era opposto a un tal Conigasto, il quale arditamente usurpavasi i beni di quelli che non avean forze a resistergli; che avea impedito le violenze meditate da Triguilla