Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/148

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PRIMO 87 del secolo xiv leggevansi al sepolcro di esso i seguenti versi. Hoc in sarcophago jacet ecce Boethius arcto Magnus et omnimodo mirificandus homo; Qui ’1 heodorico regi delatus iniquo Papiae senium duxit in exilium; In qua se moestum solans dedit Urbe libellum. Post ictus gladio exiit e medio. Desc. Urb. Tic. ap. Murat. Scr. rer. Ital. t. II. Ma ora quest’altro men barbaro vi si vede scritto di fianco al sepolcro. Moenia et Latia lingua clarissimus, et qui Consul eram, hic perii missus in exilium. Ecquid mors rapuit? pietas me vexit ad auras j lit nunc fama viget maxima, vivit opus. In amendue questi elogi si fa menzione di esilio e di morte in Pavia; ma il secondo è un po’ moderno, e il primo non è abbastanza antico, perchè possan combattere l’autorità degli allegati scrittori. Questo sepolcro era in addietro vicino al presbitero; ma l’anno 1745 Per formare le scale che conducono al sotterraneo sepolcro di S. Agostino, fu quindi rimosso, e trasportato all’estremità della medesima chiesa. Molti scrittori ragionano di un sepolcro magnifico che da Ottone imperadore gli venne innalzato (V. Mazz. Scr. ital. in elog. Boet.); ma questo agli eruditi Pavesi è affatto incognito; e qual esso è al presente fatto di quadrella sostenute da una semplice piastra di marmo, e da quattro piccole colonne, hou sembra certo quel grandioso sepolcro che dicesi opera del suddetto imperadore. Boezio è dalla chiesa