Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/149

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88 LIBRO pavese riconosciuto qual santo martire, perchè non senza fondamento si crede che lo sdegno conceputo negli ultimi anni dall’ariano Teodorico contro i Cattolici contribuisse molto a fargli ordinare la morte di un uomo che del suo sapere erasi servito ancora a difender la gloria del Figliuolo di Dio. Quindi nella suddetta chiesa vedesi in onor di Boezio eretto un altare, e a’ 23 di ottobre dal clero pavese se ne celebra ogni anno la festa come di martire con rito doppio. Del celebre Dittico di Boezio, che conservasi in Brescia, e su cui tanto si è scritto negli anni addietro, non è di quest’opera il ragionare. Il ch. proposto Gori, oltre il favellarne egli stesso, ha unito insieme e pubblicato ciò che di molti valentuomini n’ è stalo detto (Thes. vet. Diptych. t. 1, p. 154). VIII Prima di lasciare Boezio, vuolsi accennare qualche cosa ancor della moglie di questo illustre filosofo, di cui alcuni han fatto una valorosa poetessa. Molti scrittori moderni, e i siciliani singolarmente, ci narrano ch’essa fu Elpide siciliana di patria, che fu donna di sapere e di erudizione non ordinaria, e celebre singolarmente per le bellissime poesie da lei composte, di cui però non ci rimangono che alcuni degl’inni su’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, che ancor si leggono, ma corretti, nel Breviario Romano (V. Mongit. Bibl. Sic. 11, p. 171). Ma con quali testimonianze affermasi tutto ciò? Gli scrittori che ci parlan di Elpide, son tutti posteriori di circa mille anni a Boezio, e son tutti scrittori che secondo il costume usato a quei tempi son persuasi che, perchè loro si