Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/154

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Capo V.

Medicina.

I. Appena abbiamo cosa alcuna che degna sia di memoria intorno a questa scienza ne’ tempi di cui trattiamo, Io non trovo nè scrittore alcuno latino che colle sue opere la illustrasse, nè medico alcuno che coll’esercitarla si rendesse celebre in Italia. E ve ne saranno stati per avventura non pochi, de’ quali si sarà fatto gran conto come di medici valorosi; ma se gli scrittori di questa età non ce ne han lasciata memoria alcuna, come possiam noi favellarne? Il solo medico celebre che fiorisse a quest’epoca, fu Alessandro di Tralle, il quale, come pruova il Fabricio (Bibl.gr. t. i 2, p. 5i)3), visse a’ tempi di Giustiniano. I moderni scrivono comunemente che venne dopo più viaggi a fissare la sua dimora in Roma: ma io non so se ciò si possa bastantemente provare. Ben veggiamo dalla sua opera che ancor ci rimane, che tra le provincie ch’egli corse viaggiando, e nelle quali ebbe ancora stanza per qualche tempo, fu la Toscana (Therapeut. l. 1). Perciò ho pensato di doverne qui accennare il nome. Altre notizie intorno a lui si potran leggere, da chi le brami, presso l’altre volte lodato M. Portal. Alcuni fanno un medico anche dello storico Procopio; ma non mi par che ne adducano ragioni bastanti a provarlo. E oltre ciò ei fu straniero, cioè natio di Cesarea, e solo in occasion delle guerra tra’ Greci e’ Goti fu pei