Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/156

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PRIMO C)5 di cui egli era fornito (l. 7, ep. 7 5 /. 9, ep. 14,15). Convien (dire ch’ei fosse avuto in conto di medico assai valoroso, poichè di lui valeasi Teodorico, come afferma Procopio (de Bello goth. l. 1, c. 1). Ch’ei fosse milanese di patria, lo congettura, e parmi a ragione, il P. Sirmondo (in not. ad Ennod. ep. 8, ¿8) da una delle citate lettere di S. Ennodio, e perciò tra gli scrittori milanesi è stato annoverato dall’Argelati. Ciò non ostante i dotti Maurini autori della Storia Letteraria di Francia sostengono ch’ei fosse francese, senza però addurne altra pruova che il vedergli dato da alcuni antichi il titolo di diacono della chiesa di Lione (t. 3, p. 165), il che non parmi argomento bastante a determinarne la patria. Ma quanto ei sapesse di medicina, nol possiamo in alcun modo conoscere; poichè nè grandi elogi ne fanno in questa parte gli antichi scrittori, uè egli ce ne ha lasciato alcun monumento. L’altro medico diacono è Dionigi, di cui dice, non so su qual fondamento, il P. Sirmondo (l. cit.), che vivea allor quando Roma fu espugnata da’ Goti; e di cui egli ha pubblicato il seguente breve epitafio: Hic Levita jacet Dionysius artis honestae Functus et officio, quod medicina dedit (a). (a) Il ch. sig. ab. Gaetano Marino ha poi avvertito (Degli Archiatri Pontifii ii, t. 1 , p. 3 , ec.) che il Sirmondo non ha pubblicato che i primi due versi dell’epitafio del medico e diacono Dionigi, e che esso è stato tradotto intero dal Baronio (ad an. 4(0 , n. 40® (’a altri scrittori, e che da esso raccogliesi veramente che