Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/177

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Il6 LliiRO or conson asi nella Galloria Barberini; 1’altra di Settimio Severo} ed è probabile, com’egli riflette, che a questa occasione vi fosser gittate, e vi rimanesser sepolte (13). Chi può ridire quante altre statue e quanti altri antichi e bei monumenti andarono a questa occasione perduti e in Roma e in tutte raltre città d’Italia che tutta fu involta e compresa dall’orribile incendio di questa guerra? In ciò nondimeno che appartiene a’ pubblici edificj in Roma, dobbiam confessare a gloria de’ Barbari stessi, che non troviam pruova alcuna che da essi fossero rovinati, o arsi. Io ben so che alcuni moderni scrittori usano assai sovente di dire che Roma fu arsa, fu distrutta, fu quasi atterrata da’ Barbari. Ma non credo che essi ne possano addurre il testimonio di alcun autorevole antico scrittore. Di rapine, dirubamenti, talvolta ancora di strage trovasi bensì menzione nelle lor opere} ma di rovina e di distruzione non già. Intorno a che degna è di vedersi una lettera di Pietro Angelio da Barga, che (a) Il sig. ab. Fea ini riprende (TVinck. Stor. dell’Arti, t. 3, p. 3u3) perchè fo dire a Winckelmann, che nelle fosse di Castel S Angelo fu trovata anche la statua di Setlimio Severo. E certo cih non si legge n.-l1’edizione che di quest’opera egli ci ha data. Ma nella prima edizion francese eh’ è quella che sempre è stata da me citata, e ch’era la sola, oltre la prima tedesca che si avea, quando io pubblicai la mia Storia , chiaramente si legge: On y trouva aussi la statue de Septime Severe et non dans le fosse du Chdteau Gandolfò hors de Rome, camme Breval le dit. Poteva io forse prevedere che nelle seguenti edizioni queste parole si dovessero ommettere?