Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/240

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SECONDO 179 forali pe’ vescovi e pe’ dotti (App. p. 673), e c|,e credesse la plebe non esser capace d’intenderne il senso. Ma non è ciò di che si tratta. Il bruckero, se non vuol esporsi a pericolo che I qualche scrittore più caldo e più risentito di me il tratti, com1 egli ha trattato Giovanni Diacono, dee provare che S. Gregorio comandasse che i suoi libri Morali fossero sostituiti a’ libri profani. Or si dica in qual lettera, in qual passo delle sue Opere egli abbia fatto di ciò o comando, o anche semplice insinuazione. Noi staremo aspettando qual risposta egli, o altri per lui, ci faccia, giacchè finora non si è degnato di darcene alcuna. XIV. Rimane per ultimo a vedere la quarta accusa che si dà a S. Gregorio, cioè di aver atterrati i profani antichi edificj di Roma, e guaste e tronche le antiche statue del gentilesimo. Questa dal Bruckero medesimo non ci si dà per certa (ib. p. 669, 670); e ciò potrebbe bastare ad intendere quanto ella sia insussistente. Veggiam nondimeno quai ne siano i fondamenti. Il Platina nelle Vite de’ Papi parlando di S. Gregorio dice che alcuni falsamente accusavano questo pontefice di avere atterrate le antiche fabbriche di Roma, acciocchè gli stranieri non rivolgessero ad esse quell’attenzione che solo a’ luogi sacri ei voleva rivolta; e aggiugne che si scrive da alcuni che Sabiniano successore di S. Gregorio, ma da lui troppo diverso, pensò di dare al fuoco le Opere del suo predecessore, sdegnato contro di lui, perchè avesse troncate e rovinate le antiche statue che vedeansi in Roma; a’! quali racconti XIV. E eh’ • 01so pure che facesse atterrare gli antichi monumenti.