Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/244

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SECONDO 183 hanno scritto il P. Mabillou (Ann. Ord. S. Bened. t. 1, p. 606, ed luc.) e il P. Ceillier (Hist des Aut. eccl. t. 17,p. 347). Di Claudio parla pur lungamente l’erudito P. abate Ginanni (Scritt. ravenn. t. 1, p. 148, ec.). XVII. L’altro antico intimo di S. Gregorio fu S. Paterio. Giovanni Diacono dice (l. cit) che dal santo pontefice fu fatto notaio e secondicerio; e che questi da’ libri di lui alcune utilissime cose estrasse. Abbiamo in fatti sotto il nome di S. Paterio mi’ assai ampia sposizione di molti passi della Sacra Scrittura da lui tratta da diverse opere di S. Gregorio. Essa è divisa in tre parti, e ciascheduna parte in più libri. I dotti Maurini, editori dell’Opere di S. Gregorio, hanno per la prima volta l’an 1705 pubblicata la seconda parte di questa opera (¿4 Op. S. Greg.), ch’era stata finallora inedita. Gli stessi Maurini pongono in dubbio se S. Paterio fosse veramente vescovo di Brescia, come alcuni pensano; e benchè sia certo che vi fu a questi tempi medesimi un S. Paterio vescovo di Brescia, nondimeno anche il ch. monsig. Gradenigo riflettendo che in niuno de’ codici mss. della mentovata opera di Paterio ci vien detto vescovo, e che tal dignità non vien mentovata da alcun di quelli che parlano dell’autor di essa, crede egli pure che due Paterj si debban distinguere, uno amico di S. Gregorio e autore de’ suddetti libri, l’altro vescovo di Brescia (Brixia Sacra, p. 89). Del primo veggansi gli Atti de’ Santi (t. 3 febr.p. 249) e il P. Ceillier (t 17, p. 356).