Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/245

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184 LIBRO XVm. Benché S. Gregorio tutti nelle scienze ecclesiastiche superasse gli altri romani pontefici di questa età, altri nondimeno ve n’ebbe che pel loro sapere ottener fama tra i posteri. Di S. Leone II, siciliano di patria, che sollevato alla cattedra di S. Pietro f anno 682 la tenne solo per pochi mesi, lasciò scritto Anastasio Bibliotecario (Script. rer. ital. t. 3, pars 1, p. 145), che era uomo eloquentissimo, bastevolmente istruito nelle Divine Scritture erudito nella lingua greca e nella latina, peritissimo nel canto , colto nel favellare , e ornato di una assidua lettura. Ma il breve tempo del suo pontificato non gli permise di lasciare alcun durevole monumento di sua dottrina. Somiglianti lodi veggiamo darsi dallo stesso scrittore a Gregorio II, romano di nascita, che salì al pontificato l’anno 715, e visse fino al 731, perciocchè di lui pure racconta (ib. p. 154) che era uomo versato nelle Divine Scritture, ed eloquente nel ragionare. E certo l’impiego di bibliotecario della chiesa romana, che abbiam altrove veduto a lui affidato, ci mostra ch’egli aveasi in conto d’uomo dotto. Gregorio III che gli succedette, e che fu pontefice fino all’anno 741, fu egli pure, per testimonio dello stesso Anastasio (ib. p. 158), uom dotto assai così nella greca come nella latina favella; ma noi non possiamo a ragione annoverarlo tra’ nostri, perciocchè egli era natìo della Siria. E lo stesso dicasi dal pontefice Zaccheria che dopo Gregorio III tenne la cattedra di S. Pietro fino al 752, poichè egli era greco di nascita, e non è perciò a stupire ch’egli recasse dalla