Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/262

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SECONDO 201 fuit, qui locus haud longe a Cenetense Castro vel Tarvisina distat civitate (de Gest Lang. l. 2, c. 13); ma egli stesso ce ne parla in modo che non lascia dubbio, o oscurità alcuna. Per Cenetam gradiens, et amicos Duplavilenses, Quae natale solum est mihi. De Vita S. Martini, l- 4Poteva egli nominare più espressamente la sua patria? Ella fu dunque la terra detta anticamente Duplavilis, o Duplavenis, che è quella che or dicesi Valdebiadene (16), ovvero, come pensa il sig. Liruti (Notizie de’ Letter. del Friuli, t. 1, p. 134)? la terra di S. Salvadore, terre amendue poste non molto lungi da Ceneda e da Trivigi, la qual seconda città ancora è da lui per tal motivo chiamala sua: Qua mca Tarvisus residcl (l. cit.). Paolo Diacono sieguc (*) La terra di Valdebiadene, patria di Venanzio Fortunato vescovo di Poitiers , appartiene al territorio trivigiano, come mi ha avvertito l’eruditissimo conte. Rambaldo degli Azzoni Avogaro canonico di Trevigi; il quale ancora mi ha indicato l’antico costume della chiesa di Poitiers , che dura anche al presente , di celebrare la festa di questo suo vescovo a’ 14 di dicembre con ufficio proprio di rito doppio. Con ugual diritto poi che tra’ poeti latini poteasi da noi annoverare Venanzio tra gli scrittori sacri, poichè oltre alcune opere da noi accennate , ne abbiamo ancora le Omelie e la Sposizione dell’Orazione Domenicale e del Simbolo Apostolico e alcune lettere, e innoltre la spiegazione del Simbolo Quicumque pubblicata ne’ suoi Aneddoti latini dal Muratori, il quale anche arreca più congetture a provare che di quel Simbolo, attribuito comunemente a S. Anastasio, sia autore lo stesso Venanzio.