Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/313

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XV. Slato civil dell* Italia. 25a LIBRO pubbliche scuole; e che l’impegno di Carlo Magno nel fomentare le scienze, benchè conducesse probabilmente non pochi a coltivarle, non fece però che 1 Italia, e molto più qualunque altra provincia, non fosse comunemente involta in una profonda ignoranza, funesto effetto delle pubbliche calamità, della mancanza di libri, e di più secoli di barbarie, che aveanla miseramente travagliata ed oppressa. •< A queste ragioni, perle quali l’impegno di Carlo Magno nel rinnovare gli studj non ebbe quel lieto effetto che sembrava doversene sperare, un’altra giustamente ne aggiugne il valoroso ab. Andres. cioè che gli uomini da lui trascelti a tal fine eran bensì i migliori che allor vivessero, ma troppo eran lontani da quel buon gusto senza cui le lettere non posson risorgere, e che altro essi non si prefissero, che di dirozzare ne’ primi elementi della letteratura e del canto quelli singolarmente che al servigio della chiesa erano destinati; ma che niun pensiero si diedero di rintracciare le opere degli antichi scrittori greci e latini, e di eccitare i giovani a conoscerli e ad imitarli (Dell’Origine e progressi d’ogni Letterat. t. 1,p. 106, ec.). » XV. Prima di passar oltre, ci conviene qui dare un’idea generale dello stato in cui era l’Italia di questi tempi. Carlo Magno ne possedeva la maggior parte, e a ragione ne aveva il titolo di sovrano. I papi avean cominciato ad avere il lor proprio stato per le donazioni di Pipino e di Carlo Magno, confermate poi ed accresciute da altri imperadori che venner dopo. Venezia e le isole adiacenti si mantennero