Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/320

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TERZO a5g Ma per quanto io abbia cercato di venirne in chiaro, confesso che non mi è stato possibile lo scoprire anche una semplice congettura di un tal ordine di Lottario. Non sappiamo nemmeno di certo chi di questi tempi fosse vescovo in Ivrea, poichè nella serie dell’Ughelli (Ital. Sacra, t. 4) vedesi una gran voto dall’anno 743 all’anno 844? i’ 1 c’Ji vescovo d"Ivrea era un Giuseppe, il quale vivea ancora l1 anno 853, e non si può perciò accertare ch’ei fosse il medesimo che era vescovo ai tempi di cui parliamo. Oltre che di lui ancora appena altro sappiamo che il puro nome. Non è dunque possibile il far congettura di sorta alcuna su questo punto che pur meriterebbe d’essere diligentemente illustrato. Il rimanente di questa legge non soffre difficoltà. A Torino dovean andare i giovani da Ventimiglia, da Albenga, da Vado, luogo una volta illustre nella Riviera occidentale di Genova, e da Alba; a Cremona da Reggio, da Piacenza, da Parma, da Modena. In F irenze eravi scuola per le altre città di Toscana; in Fermo per le città del ducato di Spoleti. A Verona dovean raccogliersi que’ di Mantova e di Trento; a Vicenza que’ di Padova, di Treviso, di Feltre, di Ceneda, di Asolo. Le altre città finalmente, cioè quelle del Friuli, dell’Istria, e delle vicine provincie soggette all’impero di Lottario, dovean radunarsi in Cividal del Friuli. Delle città soggette al romano pontefice, e di quelle che componeano il ducato di Benevento, qui non ragionasi, essendo formato il decreto solo per le città comprese nel regno d’Italia.