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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/369

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3o8 Libilo che fu poi arcivescovo di Milano, essi nol dicono , ne vi è argomento che basti a provarlo. Aggiugne l’Argelati che Pietro pel suo sapere e per le dispute cogli Eretici sostenute ebbe da Carlo Magno il glorioso titolo di martello degli Eretici; ch’egli scrisse alcuni libri contro gli Arriani; e che per comando d’Adriano pontefice raccolse le Opere di S. Gregorio il Grande. Ma tutto ciò, come osserva il sopraccitato dottissimo Sassi, non si asserisce che sul fondamento di troppo recenti autori. E lo stesso dicasi di altre cose che dall’Argelatì ci si danno quai fatti da non dubitarne, ma che. dal Sassi si mostrano o false, o almeno non abbastanza provate. Tra esse quella che più appartiene a quest’opera, è la lettera da Pietro scritta a Carlo Magno, in cui il ragguaglia delle traslazioni seguite del corpo di S. Agostino, e ch’è stata pubblicata anche dal cardinale Baronio (Ann. eccl. ad an. 725). Intorno ad essa il Sassi non muove alcun dubbio, e sembra che la riconosca legittima. Ma altri ne pensano diversamente, e parmi a ragione. Il P. Pagi la crede interamente supposta (Crit. ad Ann. Baron. ad eumd. an.). E tal pure è il parere del soprallodato conte. Giulini (l. cit. p. 66). Il dottissimo P. St.iltingo, uno de’ continuatori del Bollando, crede che almeno molte cose vi siano state posteriormente intruse, poichè è certo che nè il cognome di Oldrado dato all’arcivescovo Pietro, nè il soprannome di Magno dato a Carlo ancor vivente, nè l’uso dell’era cristiana che in essa vedesi, nè i varj anacronismi che vi s’incontrano , non ci permetton di crederla scritta