Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/370

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TERZO 3og a questi lempi, quale almeno noi l’abbiamo al presente. XII. Ma ancorchè si rigettin tutte le cose sopraccennate, abbiamo altre più sicure pruove del sapere di Pietro, e della stima che aveane Carlo Magno. Questi volle che Pietro fosse un de’ vescovi che intervennero al Concilio di Francfort l’anno 794? ed egli perciò vien nominato così nell’Epistola sinodica scritta, come abbiamo veduto, da Paolino patriarca d’Aquileia, e in cui probabilmente ebbe parte anche l’arcivescovo Pietro, come in quella di Carlo Magno scritta dopo il sinodo ad Elipando e agli altri vescovi della Spagna (Collect. Concil. vol. 13, p. 901, ed. Ven. 1767). Alla stima che Carlo avea per questo arcivescovo, si aggiunse quella nulla minore che per lui avea il celebre Alcuino. Oltre una lettera che da alcuni credesi da lui scritta a Pietro, perchè ella è indirizzata Seniori Transalpino (ep. 4)j una ve ne ha certamente a lui scritta che perciò è stata inserita dal ch. Sassi nella Vita di questo illustre prelato (l. c. p. 269); e in essa ben mostra Alcuino qual tenero sentimento di figlial riverenza ei nutrisse verso l’arcivescovo Pietro, quanto desiderasse di abboccarsi con lui, e quanto ne pregiasse il sapere: Tuum est, gli scrive egli fra le altre cose, pater sancte, absentes precibus adjuvare, praesentes verbis erudire, e.xcmplis confortare.... Tu vero beatitudinis thesauros tuis relinque nepotibus, ut per longas ecclesiasticae eruditionis series coelestis regni gloria tibi semper augeatur. Quindi, ancorchè non ci sia rimasta opera alcuna che si possa