Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/378

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✓ TERZO 3I 7 maggiore dal soprallodato conte. Mazzucchelli. In queste versioni Anastasio non si mostra molto elegante scrittore, ma bensì fedele ed esatto interprete , che è il pregio maggiore che in tali opere si può bramare. xvm. V opera per cui il nome d1 Anastasio è singolarmente famoso, è quella appunto che forse men gli appartiene, dico il Libro Pontificale, ossia le Vite de’ Romani Pontefici. Tre magnifiche edizioni ne abbiam avute in Italia in questo secolo; una da monsig. Francesco Bianchini in quattro volumi in foglio, il primo de’ quali fu pubblicato nel l7 18, l1 ultimo l’anno i^35 al P. Giuseppe Bianchini dopo la morte di monsig. Francesco suo zio; la seconda dall1 ab. Giovanni Vignoli, cominciata nel 1724 e finita nel 1755 in 3 tomi in quarto; la terza finalmente dal proposto Muratori inserita nella sua Raccolta degli Scrittori delle cose italiane (t. 3, pars 1). Tutti questi eruditi scrittori, e più altri ancora, oltre P aver illustrata quest’opera col confronto de’ codici manoscritti e coll’aggiunta di erudite annotazioni, hanno ancora esaminata la sì dibattuta quistione, se Anastasio debba riconoscersi autore di questo libro. Le lunghe e dotte dissertazioni dell’Olstenio, dello Schelestrate, di monsig. Ciampini e di monsig. Bianchini, che il Muratori ha insieme unite e pubblicate innanzi alla sua mentovata edizione, tutte si rivolgon su essa, e tutte sono uniformi in affermare e provare che Anastasio non fu propiamente autore, ma raccoglitore di queste Vite, e che esse sono estratte dagli antichi Catalogi de’ Romani Pontefici, dagli Atti de1 xvui. Qual l’arte egli abbia nelle Vite de1 romani Pont elici.