Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/387

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XXV. ICpochr dell.i sua vita. • sa« opeic. 3a6 LIBRO scrittore, essi certo non ne farebbon gran conto. Il titolo di Visconte, prosieguon essi, non era ancor passato nè in Italia, nè in Germania. Dunque il padre di Attone era natio delle Gallie. Converrà dunque dire che S. Gregorio il Grande sia vissuto dopo i tempi di Attone, perciocchè egli nomina un Mauro Visconte (l. 8, ep. 18) ch’era certo in Italia, poichè dovea dare ajuto in certo affare al vescovo di Terracina. Attone, aggiungono essi, parla di se stesso, come di un regnicolo, e perciò scrivendo ad A zzane vescovo di Como, francese esso pure., gli cita la legge salica che non avea autorità tra gli stranieri. Essi alludon qui alla lettera e alle parole sopraccitate, le quali già abbiam mostrato che non sono abbastanza chiare a favore di un’opinione più che dell’altra. Che Azzone vescovo di Como fosse francese, si conceda a’ Maurini. Ma come si può loro concedere che il mentovarsi da Attone la legge salica provi ch’egli fosse francese? Non fa egli menzione nella stessa lettera delle leggi de’ Longobardi? Dunque converrà dire ch’ei fosse longobardo insieme e francese. Sarebbe perciò stato più opportuno consiglio ch’essi si fosser ristretti a dire che la patria di Attone non è abbastanza certa. XXV. Egli fu innalzato alla sede vescovil! di Vercelli l’anno 924, come dimostra l’erudito sopraccitato editore delle Opere di Attone, e la tenne per molt’anni, benché il numero non se ne possa assegnare precisamente. Certo, come osserva lo stesso editore, ei più non vivea I anno 9O4 in cui già era vescovo di Vercelli