Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/429

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368 LIBRO giovane, e col mostrargli quanto giovamento gli avrebbe recato il ben apprendere la lingua greca, lo invogliò di questa ambasceria per modo, che il buon padrigno si offerse pronto a farne egli pel figlio tutte le spese (l. 5, c. 1). Abbiamo la descrizione ch’egli stesso ci ha fatta, del suo viaggio, dell’onore con cui fu accolto, de’ doni che a sue proprie spese, ma in nome di Berengario, offerì all’imperadore, di quei ch’egli ne ricevette, e di altre cose che ivi egli vide (ib. c. 2 , 3 , ec.). Ma il miglior frutto ch’egli ne trasse, fu la perizia del greco linguaggio, di cui ci ha lasciati nella sua Storia medesima alcuni saggi. Dopo alcuni anni però, qualunque fossene la ragione, il favore di Berengario verso Liutprando cambiossi in odio contro di lui e di tutta la sua famiglia. Ed ei fu costretto ad andarsene esule nella Germania (Prolog. l. 3); il che credesi dal Muratori che avvenisse verso l’an 958)51. XX. Mentre egli se ne stava in esilio, scrisse la Storia delle cose a’ suoi tempi avvenute, come egli stesso afferma nel prologo del libro terzo. Era egli allora diacono della chiesa pavese, col qual titolo egli si nomina al principio di ciascun libro. Sei sono quelli che noi ne abbiamo al presente, ma credesi comunemente che o egli non la conducesse al termine cui si era prefisso, o che non piccola parte ne sia perita, e credesi ancora che gli ultimi sei capi del vi libro sian d’altro autore. Liutprando si scuopre nella sua Storia scrittor colto e leggiadro sopra gli altri storici del suo secolo; ma insieme mordace e satirico più che