Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/452

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TERZO 3f)l pitture della basilica di S. Pietro (Ricolmiti. Ferrar, in Compilai. C/ironal. Script. rer. ital. vol. 9, p. 237). 111. Non furon però soli i romani pontefici che in tal modo promovessero e fomentassero, quanto era possibile, le belle arti. Di Paolo vescovo di Napoli verso il fine dell’vin secolo racconta Giovanni Diacono di quella chiesa, che ornò di pitture una torre ch’era innanzi alla chiesa dell’Apostolo S. Pietro (Vit. Episc. Neap. Script. rer. ital. t. 1, pars 2, p. 312). E somigliantemente parlando del vescovo S. Atanasio nel secolo IX da noi già rammentato altre volte, annovera molte pitture di cui avea vagamente ornate più chiese (ib. p. 316). Nella Cronaca del monastero di Farfa si fa menzion di tre monaci che insieme col loro abate Giovanni verso la fine del x secolo , poichè ebbero riedificata una chiesa, la fecero e dentro e fuori abbellir di pitture (Script. Rer. ital. t. 2, pars 2, p. 482). I monaci di Monte Casino ne aveano dato loro l’esempio; perciocchè dopo avere nel IX secolo rifabbricata con singolare magnificenza la loro chiesa (Leo. ostiens. l. 1, c. 17), verso la metà del secol seguente ne ornaron per ogni parte di pitture le mura; e innanzi all’altare di S. Benedetto stesero un pavimento a marmi di varj colori (ib. l. 2, c. 3). E io credo certo che se avessimo scrittori di queste età e maggiori in numero, e più esatti ne’ loro racconti, assai più esempj ancora di cotai lavori si potrebbon recare (2). Ma questi f/) Molle e più distinte notizie intorno alle pitture, alle sculture, e agli edificj delle Due Sicilie, non solo in questo secolo , ma anche nella precedente epoca