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rovine, gl’incendii, la condussero a si orribile
desolazione, che le fecer desiderare i tempi de’
Goti e de’ Longobardi. Questa è l’idea de’ tempi
de’ quali dobbiamo or cominciare a tenere ragionamento; tempii troppo calamitosi, perchè
sperar si potesse di veder risorgere l’italiana
letteratura; ma tempi nondimeno, in cui la vedremo far qualche sforzo per rialzarsi dall’oppressione in cui si giaceva. I quali sforzi, se
non ebbero allora troppo felice successo, giovaron però a scuoterla in qualche modo e a
ravvivarla, sicchè poscia al cessare di sì funeste calamità essa tornasse, benchè a passi assai
lenti, al suo antico splendore. Ma questi lieti
tempi ci si mostrano ancor da lungi; e dobbiamo avvolgerci lungamente fra tenebre e fra
orrori prima di veder risorgere una chiara e
luminosa aurora.
Capo I.
Idea generale dello stato civile e letterario d’Italia
in quest’epoca.
I. Morto l’anno 1002 il giovane Ottone III, i vescovi, i principi e i signori d’Italia, che profittando della lunga assenza de’ lor sovrani si eran fatti potenti assai, e poco meno che arbitri e signori delle loro provincie, elessero a loro re Arduino marchese d’Ivrea. Ma Arrigo duca di Baviera, eletto re di Germania, e poscia imperadore I di questo nome, volendo ritenere ancora, come i suoi predecessori, il dominio d’Italia, gli mosse guerra. Arduino,