Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/456

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QUARTO 3g5 benché costretto a cedere al troppo potente avversario, più volte nondimeno ripigliò le armi, e non cessò di dar molestia ad Arrigo fino all’anno 1015, in cui deposta la corona, e ritiratosi in un monastero vi finì i suoi giorni. Questa guerra, come osserva il ch. Muratori (Ann. d’Ital, ad an. 1013), diede origine a due novità finallor non vedute in Italia, e che le furon poscia sommamente fatali; cioè in primo luogo alle guerre tra le une e le altre città che in questa occasione ebber principio, essendo alcune di esse favorevoli ad Arrigo, altre ad Arduino; e innoltre alla facilità con cui cominciarono gl’Italiani a prender da se medesimi le armi, quando e per qualunque motivo loro piacesse; da che poscia ne vennero e le guerre civili tra loro stessi, e le frequenti sollevazioni contro de’ lor sovrani, che ad ogni passo trovi am nelle storie di questi tempi. II. Dopo la morte di Arduino niun altro rivale disputò ad Arrigo il regno d’Italia. Ma poichè egli ancora fu morto l’anno 1024, i principi italiani pensarono di chiamare a lor signore alcuno de’ principi della Francia, e fissarono gli occhi singolarmente in Guglielmo duca di Aquitania. Il trattato però non si condusse a fine; e mentre gl’Italiani eran tra lor discordi nell’elezione del nuovo sovrano, Eriberto arcivescovo di Milano recatosi a Corrado il Salico, ch’era stato eletto re di Germania, gli offerse la corona d’Italia. Corrado accettolla, e scese in Italia a riceverla. Ma le difficoltà e le resistenze ch’egli trovò in Pavia e nella Toscana , le sedizioni che alla sua venuta si