Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/464

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QUARTO 4o3 fazioni, a tuli’altro areali rivolli i pensieri ohe a lettere e a studi. Aggiungasi che in quest’epoca, cioè al fine dell’XI secolo, ebber principio le sì famose Crociate per la conquista di Terra Santa. Io non entrerò a cercare se esse fossero utili, ovver dannose alla società, nè entrerò in alcuno di quegli esami di cui tanto si piacciono i filosofi e i politici de’ nostri giorni. Ma rifletterò solamente ch’esse alle lettere non recarono vantaggio alcuno, ma anzi non leggier danno. Perciocchè i sovrani ugualmente che i sudditi unicamente allora occupati di un tal pensiero, non si curavan certo nè di promuovere nè di coltivare le scienze (4). Ciò non (a) Sembra ad alcuni che dalle Crociate molto vantaggio traesse l’italiana letteratura. Ma esaminando la cosa attentamente, si vedrà forse che niuna parte ebbero nel renderla più fiorente e più colta. Il secolo delle Crociate fu singolarmente il XII, e quindi se esse avessero recato giovamento alle lettere, in quel secolo principalmente e nel seguente se ne sarebbon veduti gli effetti. Or benchè non possa negarsi ch’essi non fossero meno infelici de’ precedenti, nondimeno non si può in alcun modo affermare che seguisse allora quella ben avventurata rivoluzione che cambiò la faccia della letteratura in Italia. Il primo frutto che se ne dovea raccogliere , era la notizia e I uso de’ codici greci che i Crocesegnati potevan portar seco dall’Oriente, li umidimmo fu così lungi l’Italia dall"arricchirsi allora di tali opere, che le versioni che nel secolo XIII si fecero degli autori greci, furon più sovente formate su le traduzioni arabiche che sugli originali; indicio evidente che grande era ancora in Italia la scarsezza de’ greci codici, e che i Crocesegnati non si eran molto curati di recarli seco dalle loro spedizioni. L’entusiasmo per lo studio della lingua greca non si risvegliò in Italia che a’ tempi del Petrarca e del boccaccio, quando