Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/468

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QUARTO 4l>7 presenza le scuole medesime, e di esortare i maestri non meno che gli scolari all’adempimento de’ lor doveri. Ma udiamo le stesse parole dello Storico: In atrio interiori, quod erat a latere portae respicientis ad Aquilonem, philosophorum scholae diversarum irtium peritiam habentium, ubi urbani et extranei clerici philosophiae doctrinis studiose imbuebantur, erant duae: in quibus, ut clerici, qui exercitiis tradebantur, curiose docerentur, longa temporum ordinatione, archiepiscoporum antecedentium stipendiis a camerariis illius archiepiscopi qui tum in tempore erat, annuatim aerum magistris donatis, ipse praesul multories adveniens saeculi sullicitudines, a quibus gravabatur, a se depellebat, ac magistros et scholares in studiis adhortans, in palatiis sese demum recipiebat Ambrosianis. E certo non è piccola gloria di questa chiesa, che in un tempo in cui le scienze eran quasi interamente dimenticate, ella avesse nondimeno due professori di filosofia, i quali, se non facevano in essa nuove scoperte, serbassero almen la memoria di quelle, qualunque fossero, cognizioni che dai lor maggiori aveano ricevute (*). X. L’eruditissimo dottor Sassi, che sì gran luce ha recato alla storia letteraria della sua patria, pensa che oltre le scuole ecclesiastiche altre (*) L’uso delle scuole ecclesiastiche in tutte le chiese che avean capitolo 0 collegiata, provasi chiaramente dal titolo che fin da’ tempi più antichi si vede dato ad alcun de’ canonici, e che in molte chiese tuttor si conserva, ove fra le dignità si annovera quella di magister scholarum , o scholasticus , o gymnasia, o magitchola.