Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/467

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4<>6 LIBRO vie maggiormente, coni’ essi dicono, colla loro ambizione. Se essi con animo men prevenuto prendessero a esaminare le cose, avrebbon a confessare, per tacer di altri punti i quali a questa mia opera punto non appartengono, che a’ romani pontefici si dee in gran parte il non esser interamente perito in Italia ogni seme di buona letteratura, e l’essersi in tal modo agevolata la strada al felice risorgimento delle scienze e delle, arti. IX. Egli è probabile che in molte chiese si conducessero ad effetto le sopraddette leggi del Concilio lateranese e di Alessandro III. Ma egli è anche probabile che in molte città l’infelice condizione de’ tempi ne sospendesse l’esecuzione. Certo per ciò che è della cattedra teologica, noi vedremo che assai più tardi fu ella fondata nella chiesa metropolitana di Milano. Ma questa nobilissima chiesa non era già ella priva di scuole, anzi vi si coltivavan gli studj per modo, che appena ci sembrerebbe credibile in questi secoli, se uno scrittore contemporaneo non ce ne facesse fede. Landolfo il vecchio, scrittor milanese dell’xi secolo pubblicato dal Muratori (Script. rer. ital. t. 4), ci narra nella sua Storia (l. 2, c. 35) che nell’atrio interno di quel tempio metropolitano presso alla porta settentrionale eranvi due scuole filosofiche, in cui i cherici della chiesa e della diocesi venivano in diverse scienze ammaestrati, che ai professori per antica istituzione dagli arcivescovi pagavasi annualmente il dovuto stipendio , e che gli arcivescovi stessi degnavansi a quando a quando di onorare colla ior