Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/478

Da Wikisource.

QUARTO 41c i) faremo per modo che ognun possa intendere che non è già troppo favorevole pregiudizio che ci conduce a sentire così onorevolmente della comun nostra patria , ma amore di verità, e zelo di mantenerle l’antica gloria, di cui abbiamo una quanto più fondata tanto più ragionevole compiacenza. II. E prima di ogni altro vuolsi qui parlare di uno che da alcuni ancor tra’ Francesi ci si concede qual nostro, ma che da altri ci si vorrebbe rapire, dico di Fulberto vescovo di Chartres. Il P. Mabillon inclina a pensare ch’ei fosse romano di patria Ann. Bened. t. 4, l. 50, n. 72; et Acta SS. Ord. S. Bened. saec. 5, praef. n. 43) 5 e a questa opinione si mostra pur favorevole l’ab. Fleury (Hist eccl. l. 58, n. 57). Ma i Maurini autori della Storia letteraria di Francia affermano che gli argomenti che se ne adducono, sono assai equivoci, e che nol provano in alcun modo (t. 7, p. 261). Or quali son essi? Un cotal Einardo avea chiesto a Fulberto il suo sentimento intorno al rito di consegnare a’ sacerdoti nuovamente ordinati un’ostia cui essi doveano nello spazio di 40 giorni successivamente venir consumando. Fulberto gli risponde (ep. 2) ch’egli avea già seco dalla sua patria portato un libro con cui avrebbe potuto agevolmente soddisfare a una tal quistione; ma che avendolo lungamente cercato; o perchè l’avesse prestato ad altri, o perchè in tanti viaggi’ l’avesse smarrito, non gli era venuto fatto di rinvenirlo: Haesitare diutius coepi, an mihi adhuc codicem illum unum haberem, quem a natali patria inter ceteros devexeram, in quo TiaABOScni, Voi. III. 27 11. Fulberto vescovo di Ciliari res fu pi ol’.ihil ineti le ilaliaau.