Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/526

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QUARTO 465 vivea, e pubblicata poscia dal P. Montfaucou (l)iar. ital- c. 6) insieme col catalogo de’ libri che già si eran raccolti, soggiunto alla stessa lettera da Arrigo. Nè deesi tacer per ultimo de’ monaci di Pescara ossia di Casauria, nella Cronaca del qual monastero pubblicata dal Muratori (Script. rer. ital. t. 1,pars 2, p. 879, 880) si dice che grande era il fervore e continuo l’esercizio di essi nel copiar libri, e si fa distinta menzione di alcuni tra loro che aveano in ciò arte e leggiadria singolare, come di Mauro, di Giovanni e di Olderico, i quali tutti viveano nel secolo xii. Ma dei monaci basti fin qui, e passiamo omai a parlare di tre altri vescovi celebri a questi tempi in Italia pel lor sapere. XXIX. Il primo di essi è S. Anselmo vescovo di Lucca. Vi ha contesa fra Mantova e fra Milano, qual di esse città abbia egli avuta a sua patria, Io non soglio entrar giudice in tai contese. Ma parmi che in questa appena rimanga luogo a dubbio, o a quistione; perciocchè i Mantovani non possono a difesa della loro opinione allegare scrittore, o monumento alcuno di qualche antichità; i Milanesi al contrario hanno in lor favore e lo scrittore contemporaneo della Vita del Santo, il quale racconta (V. A età SS. Mart, ad d. 18) che quando egli andò legato a Milano insieme con Gerardo vescovo d’Ostia, i riottosi miser le mani addosso a Gerardo, ma lasciaron libero Anselmo, perchè era lor cittadino, e nato d’illustre prosapia; e innoltre Landolfo il vecchio, scrittor esso pure di que’ tempi medesimi (Hist. l. 3, c. 14, vol 4 Script. rer. ital.) che dicendo milanese Tulaboscui, Voi III. 3o