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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/525

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464 LIBRO in questi due secoli, de’ quali ora trattiamo, gli studi d1 ogni maniera da’ monaci più che da ogni altro ordine di persone furono e coltivati e fomentati felicemente; talchè se noi volessimo lasciar essi in disparte, e favellar solo di quelli che vissero fuor de’ chiostri, assai scarsa materia ci si offrirebbe di ragionare. Lo stesso dee dirsi delle biblioteche e de’ libri che, come ne’ passati secoli, così in questi ancora a’ monaci più che ad ogni altro dovettero la loro conservazione. Io potrei arrecarne più pruove tratte singolarmente dalla Cronaca del monastero di Monte Casino (Chron. Monast. Casin. l. 2, c. 51, 52; l. 3, c. 20). Ma basti il far menzione di alcuni che sopra gli altri son degni d’essere qui rammentati. E primo è il celebre Desiderio abate di Monte Casino, e poscia papa col nome di Vittore III, di cui racconta Pietro Diacono (ib. l. 3, c. 63), che studiosamente adoperossi a raccogliere e a far copiare gran numero di codici, molti de’ quali appartenenti a diverse materie egli ivi annovera; e il P. abate della Noce aggiugne (In not.adh. /.) che parecchi di essi ancor si conservano nella biblioteca di quel monastero. L’altro è Girolamo abate del monastero della Pomposa, il quale verso la fine dell’xi secolo si diede con sommo ardore a ricercar da ogni parte codici per accrescere sempre più la biblioteca dello stesso monastero, ch’era già stata cominciata dall’abate Guido. Del grande impegno di Girolamo nel radunar libri abbiamo una relazione manoscritta in questa biblioteca Estense fatta da Arrigo cherico di quel monastero che allor