Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/546

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QUARTO 4^5 usate; e anche il eh. Muratori sembra dubitare della verità di una tal tradizione (praef. atlLcg. Latigob. Script. rer. ital. t. 1, pars 2, p. 7). XL. La storia de’ romani pontefici finalmente fu anche essa in questi tempi illustrata da tre scrittori italiani, cioè da Guglielmo cardinale bibliotecario della sede apostolica, da Pietro esso pure bibliotecario, e da Pandolfo da Pisa. Il primo continuando la Storia di Anastasio scrisse le Vite de’ papi da Adriano II fino ad Alessandro II, a’ cui tempi vivea; ma quasi tutta quest’opera si è perduta, e ci è rimasta solo la Vita del suddetto Adriano, e quella, benchè non intera, di Stefano V. Pietro bibliotecario scrisse la Vita di Gregorio VII. Pandolfo da Pisa, che, come osserva l’eruditissimo monsig. Mansi (Fab. Bibl. lat. med. et inf. aet. t. 5, p. 193), dee distinguersi dal cardinale Pandolfo parimente pisano che fiorì.al fine del xii secolo, scrisse egli pure la Vita di Gregorio VII, e de’ seguenti pontefici fino ad Alessandro III. Io non mi arresto ad esaminare alcune più minute quistioni intorno a questi scrittori, che si posson vedere trattate dagli autori delle ecclesiastiche Biblioteche. XLI. Potrebbe forse parer qui luogo opportuno a trattare ancor dello studio de’ sacri canoni, che in questi secoli prese a coltivarsi con grande ardore; ma mi è sembrato miglior consiglio il riservare a farlo, ove tratteremo della giurisprudenza, unendo così insieme le leggi ecclesiastiche e le civili.