Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/583

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522 LIBRO luogo ad alcun altro senso, fuorchè a quello che abbiam recato; e sembra perciò, che secondo il parer del Petrarca debbasi ai Siciliani concedere questo vanto sopra i Provenzali. Nè egli era uomo, come osserva li Muratori (l. c. ec. Della perfetta Poes. l. 1, c. 3), a cui i Provenzali non fosser noti. Anzi egli vissuto sì gran tempo fra loro, e giovatosi forse ancora talvolta de’ loro versi, dovea pur risapere a qual tempo avesse cominciato a fiorir tra essi la poesia e la rima. IV. Ma ad accertarci se il Petrarca abbia scritto il vero, convien ricercare a qual tempo cominciassero i Provenzali a verseggiar volgarmente , e a qual tempo i Siciliani. Io lascio in disparte alcuni più antichi esempj di poesie provenzali che si arrecano dagli autori della Storia letteraria di Francia (t. 7, avertiss. p. 46, ec.) e dal Muratori (Antiq. Ital. vol. 3, p. 708). Ma egli è certo che Guglielmo IX, conte di Poitiers, verso il fine dell’ xi secolo e al principio del xii scrisse poesie provenzali (Hist littér. de la France t 11, p. 44; Hist. de Languedoc t 2, p. 247) (25), alcune delle (*) Con quella stessa sincerità con cui ho confessato che si hanno poesie provenzali più antiche dell’italiane, avrei ancor confessato che delle poesie medesime deesi l’onore e la lode non solo a’ Francesi abitanti della Provenza , ma anche agli Spagnoli abitanti della Catalogna , se avessi fatte le riflessioni che molto eruditamente ci viene schierando innanzi l’ab. Lampillas (par. 1, t.2.p. 180), colle quali egli assai bene lo pruova. Questa quistione a me era indifferente , e pago di aver mostrato la mia imparzialità riguardo all’Italia ,