Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/633

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1IB110 fu l’inventore del gravicembalo, del chiavicordo e della spinetta (l. cit p. 739); ma egli, secondo il suo ordinario costume, non cita scrittore alcuno da cui ciò si affermi, nè io so che tra gli antichi vi abbia, chi dia a Guido tal lode (a). (a) Il sig. abate Arteaga, dopo avere osservato che la musica sacra ebbe la sua origine ed accrescimento in Italia , afferma che non così avvenne della profana (Rivoluz. del Teat, music, ital. t. 1, p. 143, ed. I cn.), perciocché le guerre , dalle quali per tanto tempo devastate furono queste provincie, furon cagione che occupati gl1 Italiani nel provvedere agli sconcerti cagionati dalla guerra, dalla politica e dalla natura, non pensavano a coltivare le arti più gentili e molto meno la musica. A me pare che in questo passo 1’aliate Arteaga non sia stato nè troppo felice ragionatore nè storico troppo esatto. La musica sacra e la profana sono appoggiate agli stessi principj , e hanno le medesime leggi fondamentali. Dunque, se la musica sacra debba la sua origine ed accrescimento all’Italia, ad essa ne è debitrice ancor la profana. Ma gl’Italiani, dice 1’abate Arteaga, non la poterono coltivare per 1!infelice condizione de’ tempi. E come ciò? A questi tempi noi abbiamo scoperti pittori, scultori, architetti italiani in gran numero: abbiamo osservato che le più magnifiche torri d’Italia, che tuttora sussistono, furono opere del XII secolo, e che in più tranquilli tempi non potevano aspettarsi le più grandiose. Se dunque tutte le belle arti si coltivarono allora in Italia , perchè la sola musica profana rimase abbandonata e negletta? Crede però il sig. abate Arteaga di aver trovato un autentico documento a comprovare la sua asserzione , che i Provenzali furono i primi ad applicare alla poesia profana la musica , e che in ciò precedettero agl" Italiani. NelV Ambrosiana di Milano, dic’egli (p. 150) , si conserva un antichissimo codice, del quale ho avuta alle mani e riletta una esattissima copia. Esso ha per titolo: Trattato del canto misurato. L’autore è un certo Francone monaco Benedettino, normanno di nazione,