Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/650

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/ * QUARTO 58y è riuscito di rinvenir menzione di questo scrittore, a cui nondimeno parmi che si debba conceder la lode di averla composta , finchè non si mostri insussistente l’autorità del codice dal Silvio allegato. VIII. L’applauso con cui fu ricevuta l’opera della scuola salernitana, giovò a conciliarle fama sempre maggiore. Quindi Romoaldo II, arcivescovo di Salerno, che fiorì dopo la metà del secolo xii, chiama quella città medicinae utique artis diu famosam atque praecipuam (Chron. ad an. 1075, vol 7 Script rer. Ital. p. 172). Ed era egli stesso in questa scienza versato assai, come e confessa egli stesso di se medesimo (ib. ad an. 1166, p. 206), e ci narra ancora Ugo Falcando (Hist. Sic. ib. p. 319) , il quale dice che da Guglielmo re di Sicilia ei fu chiamato come espertissimo in medicina, perchè cercasse di risanarlo. E verso il tempo medesimo essendo.venuto a Salerno il celebre ebreo viaggiatore Beniamino, di cui abbiamo ancora alle stampe l’Itinerario, ei diede a quella città il nome di scuola de’ medici idumei (Beniamin. Itiner. ed. Elzeo. p. 16), col qual nome egli intende i Cristiani d’Occidente; e inoltre aggiugne che ivi erano circa 600 Ebrei, e fra essi ne nomina alcuni per saper rinominati. La fama della scuola salernitana giunse ancora in Francia, e i Maurini, sì spesso da noi citati, confessano (Hist. litter. de la France, t. 7, p. 135) che molto assai giovò ad avvivare e a perfezionare in quel regno lo studio della medicina. I principi a’ quali questa parte di Italia era allora soggetta, onorarono questa scuola