Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/651

Da Wikisource.

5()o LiBno della lor protezione, e con opportune leggi studiaronsi a mantenerne il decoro. Ruggiero I, re di Sicilia, fu il primo nel secolo XII a darne agli altri l’esempio col far legge che niuno ardisse di esercitare la medicina, se da’ magistrati e da’ giudici non fosse prima approvato; altrimenti fosse spogliato di ogni suo avere (Constitut regni Sicil. l 1 De probabili experientia medicorum). Molti fra’ moderni scrittori aggiungono che Federigo I più leggi pubblicò in questo regno sullo stesso argomento, e che fra le altre cose prescrisse che niuno prendesse il nome di medico, se dal collegio de’ medici o di Salerno, o di Napoli non ne avesse avuto il consenso. Ma essi dovean pure riflettere che Federigo I non fu mai signore di queste provincie, e quindi non potè promulgarvi leggi di sorta alcuna. Questa ed altre somiglianti leggi furon prescritte da Federigo II, come vedremo allor quando sarem giunti a’ tempi di questo imperadore. IX. Non è perciò a stupire se e in Salerno e nelle vicine città molti fossero a questi tempi coloro che scrissero di medicina. Fra essi vuole annoverarsi Matteo Plateario medico di Salerno, le cui Chiose sull’Antidotario di un cotal Niccolò (il qual pure dal Fabricio (Bibl. gr. vol. 13, p. 348) e da altri dicesi salernitano) rammentate vengono da Egidio di Corbeil, che scrisse verso la fine del xii secolo (V. Leyserus Hist. Poetar, medii aevi, p. 505) e di cui Vincenzo Bellovacese nomina più volte un libro Della semplice Medicina (V. Fab. Bibl. lat. med. et infi. aetat. t. 5 , p. 5 2). Gli scrittori delle