Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/709

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f>48 unno di Giustiniano j clic dopo avere pu’i anni insegnato in quella città, erasene tornato in patriama clie 11011 ancor passati due mesi dal suo ritorno , chiamato instantemente a Bologna vi avea per due anni tenuta scuola con sì glorioso successo, che avea destata invidia negli altri professori, e votate le loro scuole: aliosfjue pracceptores, die1 egli, ad lumen invidiae provocavi, scholas eorum discipulis vacuavi juris arcana pandidi, legum contraria compescui, occulta potentissime reseravi. Quindi ¡¡rosiegue a narrare di se medesimo che tornossone in patria per godere di un tranquillo riposo , ma che di nuovo , sforzato dalle premurose istanze de’ suoi scolari ad andare a Bologna , vi avea tenuta scuola per altri quattro anni, dopo i quali avea fatto ritorno a Montpellier. Così egli ci fa di se stesso un elogio che meglio sarebbe udir da altri. Ma insieme egli sfugge di raccontarci qualche sinistro che gli intervenne, e di cui da altri giureconsulti di quella età ci è stata lasciata memoria. Egli era certamente uom dotto; ma troppo vantavasi del suo sapere medesimo, come raccogliesi dal passo or ora recato. Quindi gliene venne F invidia de1 suoi colleghi; e a ciò forse dee attribuirsi il sì frequente cambiare d1 abitazione e di scuola ora in Mantova, come abbiam poc1 anzi osservalo , ora in Bologna, ora in Montpellier. Nè la cosa ristette sempre in una semplice invidia. Egli ebbe un giorno ardire, come narra Roffredo da Benevento (in Libello ad S. C. Velie jan.), di mettere in derisione presso de’ suoi scolari con un motto pungente Arrigo