Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/711

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65o nono se essi ne fossero stati testimonj di veduta. Dovrò io dunque entrare in un lungo e noioso esame di ciascuna quistione? Io penso che chi legge questa mia Storia, non me ne sarebbe molto tenuto. E molto più che altri hanno già scritto quanto su questo punto si può bramare, e più recentemente di tutti il P. Sarti da me più volte mentovato con lode (De cl. Prof, Bonon. t. 1, pars 1, p. a \ ~) fia esaminato tutto ciò che appartiene a Graziano coll’usata sua esattezza, Io perciò sarò pago di accennar brevemente ciò che è più degno di risapersi, e ciò che più accresce le glorie della nostra Italia, e singolarmente della dotta Bologna, ove questa scienza ancora ed ebbe il primo principio, e salì a fama e ad onore grandissimo. XXXIV Prima assai del xn secolo crasi coi minciato a far raccolta di leggi ecclesiastiche. Già abbiamo parlato delle Raccolte de’ Canoni e delle Decretali fatte da Dionigi il piccolo. Altre ne venner dopo, e celebre sopra tutta è quella delle false Decretali antiche de’ Papi predecessori di Siricio, spacciata già sotto nome di S. Isidoro di Siviglia, poi attribuita comunemente a un cotal Isidoro Mercatore , o Peccatore, come altri leggono; ma che dal ch. ab. Zaccaria credesi opera di Benedetto Levita della chiesa di Magonza dopo la metà del IX secolo (Anti Febbronio , par. 1, diss. 3, c. 3). Più altre simili collezioni si pubblicarono poscia, e in Italia più che altrove; perciocchè oltre S. Anselmo vescovo di Lucca, e Bonizone vescovo di Sutri e poi di Piacenza, de’ quali abbiam