Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/72

Da Wikisource.

PRIMO i I altrove. Era egli sì rozzo nella letteratura, che non sapea pure scrivere il suo nome. Convenne perciò, come racconta l’antico incerto autore pubblicato dal Valesio, e che quindi si dice l’Anonimo Valesiano; convenne, dico, lavorare una lamina d’oro forata per guisa che i fori formassero le prime lettere del suo nome, cioè theod; ed egli conducendo la penna fra le aperture de’ fori medesimi sottoscriveva così i memoriali e gli editti (Anon. Vales. ad calc. Hist. Amm. Marcell, p. 512 ed.Lugd.Bat. 1693). E nondimeno egli fu magnanimo fomentator delle lettere, e gli uomini dotti si videro da lui sollevati a’ più ragguardevoli onori. VI. Fra questi il primo che aprì la strada agli altri, fu Cassiodoro; non già quegli, come abbiam di sopra mostrato, che da Odoacre avea già ricevute onorevoli cariche, e che da Teodorico medesimo fu fatto governatore de’ Bruzj e della Lucania e poscia patrizio; ma un altro Cassiodoro di lui figliuolo, che nelle lettere de’ re goti chiamasi sempre col nome di Senatore, e ch’è quegli appunto che per le sue opere è rimasto tra noi famoso col nome di Cassiodoro. Era egli natio di Squillaci, come ad evidenza dimostra il mentovato P. Garet, ed era figliuolo, nipote e pronipote di uomini sollevati a’ più onorevoli impieghi, e per probità non meno che per prudenza famosi. Teodorico, come si è provato colla testimonianza di Atalarico (l. Var. ep. 24), gli diè la carica di questore del sacro palazzo, mentre egli era ancora in età giovanile: primaevum recipiens ad quaestoris officium; e insieme gli diè