Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/729

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668 libro picciole saranno loro sembrate per esservi inserite. Non ce ne manca ciò non ostante qualche esempio. Alcune pitture fatte per comando di Callisto II, si accennano da Pandolfo pisano (Script. rer. ital. t. 3, pars 1,p. 419). E dello .stesso pontefice si racconta (Baluz. Misceli, t. 1 p. 417, ed. luc.) che avendo l’anno 1121 avuto nelle mani l’antipapa Bordino, volle che un tale avvenimento fosse dipinto in una delle camere del Vaticano. A’ tempi ancora di Federigo Barbarossa e di Adriano IV vedeasi dipinto nel palazzo lateranense Lottario imperadore (che era probabilmente il secondo di questo nome), e sotto esso due versi che esprimevano lui essersi soggettato al pontefice; di che Federigo fece grandi doglianze collo stesso Adriano (Radevic. Frising. l. 1, c. 10). Per ultimo di Clemente III leggiamo che avendo rifabbricato lo stesso palazzo lateranense, il fece ornar di pitture Ricubald. Ferrariens. in Hist. Pontif. Rom). Il che, benchè non appartenga propriamente a quest’epoca , essendo stato Clemente III sollevato alla santa sede l’anno 1187, l’ho io nondimeno voluto qui accennare, per unire insieme ciò che appartiene alle arti di questi due secoli. A questi pontefici aggiugniamo Guglielmo re di Sicilia , che verso la metà del xii secolo, come narra Romualdo arcivescovo di Salerno (Script. Rer. ital. vol. 6, p 207), adornò di maravigliosi musaici la cappella di S. Pietro che aveva nel suo palazzo; nè si legge ch’egli a tal fine si valesse di artefici greci. V. Abbiamo finora veduta esercitata di continuo la pittura nella estrema parte d’Italia.