Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/76

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PHIMO l5 nelle più volte citate lettere, ch’ei trovollo adorno quando salì all’impero; e aggiugne ch’egli era giudice famigliare e cortigiano domestico di Teodorico: e gisti renun domino judicem familiarem et internum procerem; colle quali parole io credo che non una nuova dignità si accenni, che venissegli conferita , ma solo la confidenza e la famigliarità del principe di cui godeva. Troviamo innoltre ne’ Fasti Capitolini all’anno 514 nominato Cassiodoro solo console; ed è certo ch’ei fu il nostro, poichè egli stesso parla nella sua Cronaca di questo consolato appunto in quest’anno. Nè vale qui, a mio credere, l’argomento di noi recato a provare che il nostro Cassiodoro non fu nè conte delle private rendite, nè delle regie donazioni, nè prefetto del pretorio sotto Teodorico; cioè il non farsi motto di queste cariche da Atalarico nell’innalzare ch’ei fa Cassiodoro alla suddetta dignità di prefetto del pretorio. Perciocchè tutte queste erano, direm così, cariche di palazzo, e che aveano relazione immediata al servigio del principe; non così quella del console, eh1 era carica della repubblica; ne è perciò maraviglia che da Atalarico non fosse rammentata. IX. Di questi onori, e del favore di cui godeva presso di Teodorico, saggiamente si giovò Cassiodoro ad ispirare nell’animo di questo principe que’ sentimenti di stima per gli studj delle bell arti e degli uomini dotti, che dalla barbara e rozza sua educazione ei non poteva aver ricevuti. Perciò egli valendosi del facile e frequente accesso al re, che gli davano i suoi