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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/88

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PIUMQ 37 dee dissinuilar cosa alcuna. Ma lo storico debb’egli sognare e fingere a capriccio, ove singolarmente si tratti di oscurare la fama di alcun celebre personaggio? Vi è egli autore alcuno, vi è alcun monumento su cui fondar quest’accusa? Ancorchè ciò fosse, converrebbe riflettere attentamente se sia tale a cui debbasi prestar fede, e ricordarsi che molte cose si scrivono e si divolgano, e si credon ancora, che pur son false. Ma senza alcun fondamento imputare ad alcuno i più orrendi misfatti, qual nuova legge di critica è questa mai? Cassiodoro, dice il sig. di Saint-Marc, si ritira dal mondo, quando Vitige già era vicino a rimanere oppresso dall’armi di Belisario; quando Giustiniano pareva risoluto di vendicar la morte di Amalasunta; quando alcuni ancora de’ Goti parevan con lui congiunti a tal fine. Potrebbesi a queste osservazioni opporre qualche non piccola difficoltà. Pure gli si conceda ogni cosa. Or che ne siegue? Che Cassiodoro si ritirasse per non cader nelle mani di Belisario e di Giustiniano? e per non ricever da essi la pena della morte di Amalasunta? Ma non potevan essi arrestarlo e punirlo anche quand’era monaco? Questo suo nuovo stato salvavalo forse dalle lor mani e dal loro risentimento? Il monastero poi da lui scelto era appunto opportuno per nascondersi a’ loro sguardi, cioè presso Squillaci nella Calabria vicino al mare, e il più esposto allo sbarco delle truppe greche; e tanto più che questo tratto d’Italia nella lunga guerra tra i Goti e i Greci fu quasi sempre in man di questi. Se Cassiodoro avesse temuto che