Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/99

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38 LIBRO IV. Queste sue occupazioni però non gli vietarono di comporre al tempo medesimo molte opere, la più parte delle quali ci sono rimaste. Nella prefazione al citato libro della Ortografia, che fu tra gli ultimi da lui composti, egli le annovera coll’ordine stesso con cui aveale scritte. E in primo luogo il Commentario su’ Salmi ch’egli raccolse dall’opere singolarmente de’ Padri latini, e ch’egli dice di aver composto prima d’ogni altra cosa dopo aver abbracciata la vita monastica. Soggiugne poscia le Istituzioni delle divine ed umane lettere in due libri divise, nel primo de’ quali ei tratta in qual modo si debba attendere allo studio della sacra Scrittura, quali autori l’abbiano più felicemente e più dottamente spiegata, quali altri libri siano a’ monaci più opportuni e giovevoli; libro a parer di tutti eccellente, e che ci mostra l’erudizione, l’ingegno, il discernimento del suo autore. Il secondo libro, eli1 è intitolalo ancora delle Sette Discipline, è un breve compendio della gramatica, della rettorica, della dialettica, della geometria , dell’aritmetica, della musica c dell’as tron orni a; nelle quali scienze ancora voleva ei saggiamente che istruiti fossero i suoi monaci. Quindi nomina un Comento sull’Epistole di S. Paolo, che sembra essere quel di Pelagio, e da cui dice eli’ egli avea tolto ciò che a’ Pelagiani poteva essere favorevole, avvertendo a far lo stesso coloro che prendessero a trascrivere i Comenti sulle altre Epistole. Poi il Comento sopra Donato, ossia il libro delle Otto Parti del ragionare, e un cotal Compendio della sacra Scrittura, ch’egli perciò intitolò Memoriale.