Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/100

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PRIMO pubblico; e finalmente si giunse a fissare a ciascheduno il suo determinato stipendio. Ma io penso che que’ celebri antichi dottori più che delle ricchezze e degli stipendii si pregiassero dell’onore di essere ascritti a un sì ragguardevole corpo, qual era questa Università, a cui da ogni parte si rendevano onori e si facevano elogi. In fatti, come Federigo II ad essa indirizzò le sue leggi, perchè fossero inserite nel Corpo della Giurisprudenza, così i romani pontefici ad essa indirizzarono le lor Decretali, come vedremo parlando del diritto canonico, acciocchè per opera di essa si comunicassero, direi quasi, al mondo tutto. In somma era Bologna fino da questi tempi un luminoso teatro di tutte le scienze, in cui quasi tutti i più celebri uomini venivano a far pompa del lor sapere insegnando, e a cui da ogni parte d1 Europa accorrevano in folla i giovani bramosi d’essere istruiti. Quindi il pontefice Onorio III in una della sue lettere ad essa scritte, e pubblicate dal P. Sarti (pars 2, p. 57), parlando co’ Bolognesi rammenta loro che per lo studio delle scienze la lor città, oltre altri infiniti vantaggi che ne traeva, era divenuta sopra l’altre famosa, e per tutto il mondo n era celebre il nome; ch’essa era divenuta a guisa di uri altra Betlem, ossia casa del pane, il quale ivi rompevasi a’ fanciulli; che da essa uscivano i condottieri destinati a reggere il popol di Dio, poichè coloro che ivi s’istruivano, eran poscia prescelti al governo delle anime; ch’essa finalmente dal piccolo stato in cui era dapprima, venuta pel concorso degli stranieri in grandi