Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/148

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TRIMO 127 quorum imdtffiric multisque modis distincta chirographa nostrarum armaria divitiarum locupletant (De Vineis Epist. l. 3, c. 67). Ma d’essa non troviam chi ci dia più distinto ragguaglio. Buon numero di libri avea pure raccolto il suddetto cardinale Guala, come raccogliesi dal Catalogo poc’anzi accennato, ove tutti si annoverano. Essi però, trattine alcuni legali, appartengono tutti alle scienze sacre. Il proposto di Vercelli Jacopo Carnario, di cui nel capo precedente si è ragionato, avea egli pure non piccola copia di libri, come dal suo testamento ivi mentovato si apprende; perciocchè veggiamo che ci lascia i libri di teologia al convento di S. Paolo dell1 Ordine de’ Predicatori in quella città con alcune condizioni che si esprimono: i libri di leggi e di canoni e alcuni altri teologici comandi che si diano a certo cherico Giovanni di Raddo; e che i libri di fisica e delle arti si distribuiscano gratuitamente ai poveri cherici e studenti della stessa città. V. Delle biblioteche monastiche di questo secolo appena abbiamo notizia alcuna. L’essersi in quelle serbati sino a’ giorni nostri non pochi codici, alcuni scritti a questa medesima età, altri ancora assai più antichi, ci mostra elici monaci continuarono ad averne sollecita cura, e ad accrescerle di nuovi libri. Ma se se ne tragga la copiosa biblioteca poc’anzi accennata che il cardinale Guala donò al monastero di S. Andrea in Vercelli, non sappiamo precisamente di alcuno che imitasse in ciò gli esempii di alcuni de’ monaci de’ secoli addietro, che tanto si erano adoperati per arricchire le loro