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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/177

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i5i> Linno giovamento, e elie la loro impresa non debba considerarsi come una delle più ardite e delle più vantaggiose. Nè mi farò io qui a ripetere gli elogi di cui molti scrittori hanno onorato Marco, che potrebbon forse sembrar dettati da una troppo credula ammirazione. Sol tra gli antichi nominerò il celebre Pietro d" Abano, che gli fu coetaneo, e che ebbe occasione di favellargli. Egli narra alcune cose che da lui gli furono raccontate, e così dice di Marco: l)e ipsa quoque cum aliis retulit mihi Marcus Venetus omnium, quos unquam scitum, orbis major circuitor, et diligens indagator (Conciliat. diss. 67). Ma lasciando cotali encomii, io recherò qui il sentimento dei più volte mentovati raccoglitori de’ Viaggi, i quali non essendo certo troppo favorevoli al Polo non possono aversi in conto di sospetti, o di pregiudicati (l. cit. p. 11, ec.). Il Rubruquis (viaggiato!’ francese che alcuni anni prima dei Poli corse la Tartaria) e il Polo sono i più celebri tra gli antichi nostri viaggiatori nella Tartaria. Le lor relazioni hanno infinitamente giovato alla geografia, perchè uno ci ha fatto conoscere le parti settentrionali della Tartaria, l’altro le meridionali. Il Rubruquis vi ha aggiunte notizie esatte intorno a’ costumi de’ Mogoli. Ma egli non viaggiò fuorchè per deserti. Il Polo al contrario traversò provincie fertili e popolose. Il Rubruquis non passò oltre a Karakarum. Il Polo per vie diverse s’avanzò fino all’estremità orientale del continente. Ei descrive con ordine le provincie e le città della piccola Tartaria, del Tangut, del Katay, e de’ paesi vicini alla