Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/178

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PRIMO l57 Tartarici; T altro non ce ne dà che idee imperfette e confuse. Il Polo non si ferma nel continente. Entra nell’oceano orientale e naviga intorno ali Indie, viaggio di cui non v’ha esempio tra’ Grecie tra’ Romani antichi. Scende in terra, e continua il suo viaggio intorno alla Persia e alla Turchia. Alle cose da lui vedute aggiugne le apprese per altrui relazione. Finalmente ci riporta alla patria infiniti lumi su tutte le contrade marittime dell’Asia e dell Africa, dal Giappone all Occidente fino al Capo di Buona Speranza. Quindi prosieguono a dire ciò che narra il Ramusio, che a’ suoi tempi serbavasi ancora in Venezia nel monastero di S. Michele di Murano una Carta geografica disegnata e delineata dallo stesso Marco, in cui vedeasi espresso il Capo che fu poi detto di Buona Speranza, e l’isola di Madagascar; e che da ciò si raccoglie che i Portoghesi nelle prime loro spedizioni non iscoprirono che una parte de’ paesi scoperti due secoli prima da Marco, e che anzi egli servì loro di guida. Solo al principio del XVII secolo, conchiudono essi, cominciarono gli Europei a seguir le tracce del Polo nella Tartari a, ma a passi sì lenti, che dopo il viaggio di esso fino a quelli degli ultimi missionarii gesuiti appena aveano visitata la terza parte de’ paesi da lui descritti. Così per confessione ancora di chi rimira i Viaggi di Marco Polo come pieni di favole e in gran parte finti a capriccio, questo nostro Italiano co’ suoi due compagni furono i primi a penetrare in quelle sconosciute provincie, e a segnare il sentiero che più secoli dopo dovea