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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/180

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primo 15g Nè vuoisi tacere che nella sua prefazione llieohlo narra ili avere, essendo ancor secolare, viaggiato assai in lontane provincie per motivo di erudizione: maxime cum in mente mea revolverim, quas longas et laboriosas peregrinationes assumpseram, adhuc secularis existens, ut addiscerem illas seculares scientias quas liberales appellant. Di lui abbiamo alle stampe una breve confutazione dell1 Alcorano, intorno alla quale e ad altre cose che a questo viaggiatore appartengono, veggansi i suddetti PP. Quetif ed Echard. XV. A questi viaggiatori italiani io debbo per ultimo aggiungere un ardito, benchè infelice, tentativo fatto in questo secolo stesso da’ Genovesi per trovare la via marittima alle Indie orientali, che fu poi scoperta due secoli dopo dai Portoghesi. Di questo memorabil fatto niuno, ch’io sappia, ha parlato de’ moderni scrittori de’ Viaggi e delle Navigazioni. Ne troviamo però memoria nelle storie genovesi del Foglietta, il quale all’anno 1292 narra un tal fatto, e nomina i due magnanimi capitani che a ciò si accinsero, cioè Thedisio Doria e Ugolino \ ivaldi. Tedisius Auria et Ugolinus Vivaldus duabus triremibus privatim comparatis et instructis... aggressi sunt maritimam viam ad eum diem orbis ignotam ad Indiam patefaciendi, fretumque Herculeum egressi cursum in Occidentem direxerunt; quorum hominum... qut fuerint casus, nulla ad nos unquam fama pervenit (Hist. Genuens. l. 5). Il veder narrata una sì ardita impresa sol dal Foglietta, e taciuta nelle antiche Cronache genovesi, mi avrebbe