Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/181

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lGo LIBRO forse tenuto alquanto dubbioso e sospeso. Ma fortunatamente mi è riuscito di trovarne memoria presso uno scrittore contemporaneo; e io debbo questa scoperta alla sofferenza che ho avuta di scorrer tutta l’opera di Pietro d’Abano, intitolala il Conciliatore , per trarne quelle notizie storiche che mi avvenisse di rinvenirvi. Ei dunque parlando di que’ paesi, dice che circa trent’anni innanzi (egli scriveva al principio del secolo seguente) i Genovesi, apparecchiate e ben provvedute due galee, ardiron con esse di uscir dallo stretto di Gibilterra, e ingolfarsi nel vasto oceano; ma che più non se ne avea avuta notizia alcuna; e quindi addita la strada terrestre che allor teneasi per andare alle Indie, cioè di entrare nella Tartaria andando verso settentrione, e di piegar quindi a levante e a mezzogiorno. Ecco le parole di questo scrittore: Parum ante ista tempora Januenses duas paravere omnibus necessariis munitas galeas, qui per Gades Herculis in fine Hispaniae situatas transiere. Quid autem illis contigerit, jam spatio fere trigesimo ignora tur anno. Transitus tamen nunc patens est per magnos Tartaros eundo versus aquilonem, deinde se in orientem et meridiem congirando (Conciliat. diss. 67). Ed è probabile che questi medesimi Genovesi, o altri dal loro esempio eccitati, fossero quelli che scopriron prima d’ogni altro le isole Canarie , dette ancor Fortunate. Perciocchè egli è certo ch’esse furono scoperte verso questo tempo medesimo, e che furono scoperte dai Genovesi. Ne abbiamo una indubitabile testimonianza presso il Petrarca, il quale