Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/187

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l66 LIBRO Ili. Oltre le scuole teologiche che erano nelle chiese metropolitane, le università ancora aveano fin da que’ tempi probabilmente le loro. Molti nondimeno negano questo vanto a quella che pur tra tutte è la più antica, cioè a quella di Bologna; e affermano che solo l’anno 1362 vi fu introdotto lo studio della teologia. Il fondamento di questa opinione è la Bolla d’Innocenzo VI pubblicata dal Ghirardacci Stor, di Bologna par. 2,l. 24 p 262) e dall’Ughelli (Ital. Sacra t. 2 in Episc. Bonon.), e in parte ancor dal Sigonio (De Episc. Bonon. l. 3 ad an. 1363), segnata a’ 29 di giugno del x anno del suo pontificato, che corrisponde al suddetto anno 1362. In essa il pontefice, dopo aver lodati i vantaggi che dalla Università di Bologna e dalle scuole di diritto civile e canonico e delle arti liberali derivavansi nel mondo tutto, soggiugne che era a sperare che frutto ancor maggiore se ne sarebbe raccolto, se vi si potessero stendere più ampiamente i teologici studi: speramus ipsius theologicas palmas, si illius studium posset ibidem amplius propagari, etc.; e comanda perciò, che siavi in avvenire uno studio generale della medesima facoltà: Ordinamus, quod in dicta civitate deinceps studium generale in eadem theologica facultate existat. Questo è il documento a cui appoggiati alcuni scrittori moderni, ed Ermanno Conringio fra gli altri (Antiq. academ. diss. 3, parag 31), hanno pensato che solo a questi tempi si fondasse nell1 università di Bologna la cattedra teologica. Gli scrittor bolognesi al contrario, e fra essi il ch. P. abate Fattorini continuatore della Storia di quella