Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/217

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19^ LIBRO Fu dotato di un profondo giudizio e di uno spirito penetrante, cui egli perfezionò con una ostinata fatica e con una immensa erudizione. Fu gran danno di ei non avesse maestri degni di lui, e che in grazia d’Aristotele, cui non leggea che tradotto, abbia negletto lo studio della lingua greca, l’arte della critica, e la soda bellezza de’ grandi scrittori d’Atene e di Roma. Questo filosofo gli dee quasi tutta la gloria a cui tra’ Latini è salito. S. Tommaso seppe coprire i difetti della teologia scolastica , di cui è stato il maggior ornamento, con una moltitudine di cose assai ben pensate, delle quali ei non fu debitore che al suo proprio ingegno. Solo è a dolere eli egli abbia fornite le armi, con cui difendersi, a questo metodo di trattare la teologia, e che lo abbia fatto credere il più eccellente per mezzo de’ suoi scritti, che certamente sarebbono più perfetti, s’ei fosse nato in un secolo in cui si fosse potuto ridur questo metodo alle sue giuste misure. Le idee metafisiche di S. Tommaso sono state sommerse in un mar di comenti, alla cui lettura non basta la vita d un uomo laborioso; ed a lui ancora è avvenuto ciò che suole avvenire agli uomini di talento, cioè che tra molte verità tramandino (ancora e rendan perpetui alcuni errori fra i troppo scivi li loro imitatori. Potrebbesi! per avventura ;! oppor qualche cosa a’ difetti che questo scrittore ravvisa in S. Tommaso, e singolarmente potrebbonsi qui ripetere i non pochi e assai forti argomenti con cui il dotto P. de Rubeis (l. cit. diss. 30, c. 3), e dopo lui il ch. monsignor Giangirolamo Gradenigo (Della LeUerat.