Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/25

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4 LIBRO ed erano veramente ancora sovrani d’Italia, benchè le avessero accordata la libertà) e volean pure mostrarle a' fatti ch’essi non ne avean perduto l’alto dominio. L’Italia non ricusava di render loro gli onori dovuti alla maestà imperiale; ma volea in ciò ancora mostrarsi libera, e vegliava gelosamente, perchè la sua indipendenza non sofferisse alcun danno. Ed ecco la prima origine di nuove guerre tra l'Italia e l Impero. Le città italiane inoltre erano ugualmente libere, ma non forti ugualmente. Questa disuguaglianza di forze destava nelle più potenti città desiderio d1 in gradi mento, e timore di essere sopraffatte nelle più deboli. Quindi la gelosia dapprima e l’invidia, poscia le vicendevoli leghe, e finalmente le aspre e sanguinose guerre tra le une e le altre. Le discordie per ultimo tra ’l sacerdozio e l’impero, che in quest’epoca ancora furono assai frequenti, dividevano in contrarii partiti anche le italiane repubbliche, ciascuna delle quali attenevasi a quella fazione a cui o la religione, o l’interesse, o qualunque altro motivo stringevale; anzi una stessa città vedeasi spesso divisa in contrarii partiti, e i cittadini prender gli uni contro gli altri le armi, e combattersi con più furore, che non avrebbon fatto contro i loro stranieri nemici. Per tal maniera ebbe a conoscer l’Italia che quella libertà medesima da cui ella si prometteva sì gran vantaggi, le era troppo fatale, ed ella stessa perciò, sotto pretesto di conservarla, tornò a farsi soggetta. La necessità di avere autorevoli personaggi che le conducessero in guerra, e in pace le regolassero