Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/252

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SECONDO 23I composte (De Consensu utriusque Eccl. l. 2, c. 13, parag 4), le quali non sono mai uscite alla luce; e dopo l’Allacci hanno pure di lui favellato f Oudin (De Script, eccl. t. 3, p. 9) e il Cave (Hist.. liter. Script, eccl. t. 2, p. 279) (*). Ma più belle notizie intorno all’opere di Niccolò si potranno vedere nell’erudito Catalogo de’ manoscritti greci della biblioteca Laurenziana pubblicato dal ch. sig. canonico Bandini, perciocchè molte opere ivi si trovano dagli altri non rammentate, e si raccoglie ch’egli era ancor poeta, e inoltre, ciò che non è ugualmente lodevole, coltivator dell’astrologia giudiciaria. In alcuni di questi codici egli è detto figliuolo di maestro Giovanni (Cat. Bibl. Laur. t. 1, p. 25, 28, 60, 62; t. 3, p. 34o, 4°7)XXXVI. Se io volessi stendermi ancor più oltre su questo argomento, potrei parlare di molti altri che ci hanno lasciate opere teologiche, o scritturali. Bartolommeo di Breganze vicentino dell’Ordine de’ Predicatori, maestro del sacro Palazzo, e vescovo prima di Nemosia nell’isola di Cipro, poi di Vicenza l’an 1256, aveane scritte non poche che s’annoverano da’ PP. Quetif ed Echard (Script. Ordin. Praed. t. 1, p. 254, ec-)? 1 quali provano, contro l’opinione del Papebrochio, eh’ei (*) Intorno a Niccolò da Otranto alcune altre notizie si posson vedere nella più recente edizione fatta in Lecce nell’anno 1727 del libro de Si tu Japigiac e di altri opuscoli di Antonio Ferrari sopraunomato Galateo (p. 47, ig5) , il quale ancora rammenta una copiosissima libreria di codici greci da lui raccolta nel monastero di 5. Niccolò di Otranto , e che ivi conservossi fino a) memorabd sacco ebe a quella città dierono i Turcbi. XXXVI. All ri acrit(ori sacri.