Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/256

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SECONDO a35 raccoglitore? Egli è degno anzi di lode per la fatica a cui si accinse. Egli non ha inventato a suo capriccio ciò che ci narra: ha scritto ciò che ha trovato scritto da altri. A’ tempi in cui egli vivea, non sospettavasi ancora che si fosser potuti scrivere tanti sogni: 11011 v1 erano monumenti alla luce, co’ quali discernere il vero dal falso: ogni cosa era all1 oscuro; e aggirandosi fra tante tenebre, non era possibile il reggersi in piedi. Nondimeno, fra molte favole, molte cose assai pregevoli egli ci ha conservate, che forse altrimenti sarebbon perite. Di lui hanno assai diligentemente parlato i due suddetti scrittori , i quali da ciò ch’egli stesso di sè racconta nella Cronaca di cui or parleremo, raccolgono ch’egli nato circa l’anno 1230, entrò nell’Ordine de’ Predicatori l’an 1244 j che dopo aver insegnate in più luoghi le scienze, e dopo essersi esercitato più anni nella predicazione, l’anno 1267 fu fatto provinciale di Lombardia, il qual impiego ei sostenne sino al 1285; che finalmente l’anno 1292, eletto e consacrato arcivescovo di Genova, occupò quella sede per lo spazio di sei anni, nel qual tempo adoperossi con sommo zelo alla riforma degli ecclesiastici, al qual fine radunò un sinodo provinciale, e al sopimento delle civili discordie, da cui era quella città lacerata miseramente; e che l’anno 1298 lasciò di vivere. Oltre le Vite de’ Santi, egli scrisse ancora molti sacri Sermoni , e un libro in lode della Madre di Dio intitolato Mariale, che sono stati dati alle stampe; e qualche altra opera ascetica, di cui rimangono copie manoscritte in alcune biblioteche; e